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I luoghi del futuro: spazi ibridi e rigenerazione

Per definizione la trasformazione urbana è ibrida. Che cosa significa? Partiamo dalle origini.

Hýbris (dal greco antico βρις) è un concetto che indica dismisura, eccesso. Nel Rinascimento ha assunto il significato di “altro da sé”, rinviando implicitamente al superamento di un limite, fisico e psicologico, oltre il quale alberga l’ignoto e il diverso. Il termine connota la “crisi” di un sistema di valori imputabile al travalicamento del mondo conosciuto, e la conseguente perdita temporanea di quell’equilibrio assunto convenzionalmente a fondamento del vivere civile. Nascevano le corporazioni di Arti e Mestieri, e poi le Accademie a normalizzare i conflittuali sistemi di valore, che sono stati poi accettati pienamente solo nella fase moderna dove ogni forma di espressione diventa dato di conoscenza, oggettivo e trasmissibile, creando le condizioni esistenziali di base della relazione Uomo/Natura — Strumento/Macchina.
Il termine ibrido viene riconosciuto a pieno valore soltanto nell’era postmoderna, quando “la contaminazione dei linguaggi, allegoria efficace dell’irriducibile diversità delle sottostanti ideologie, costituisce la più compiuta manifestazione dell’ormai sopraggiunta consapevolezza che la diversità è in noi, ci appartiene e ci forza a interpretare il concetto di identità nelle sue categorie più inedite” (https://bit.ly/3azEvBr).

Ibrido è evoluzione

In ogni tipologia di forma espressiva e di essere vivente possiamo riconoscere questa tendenza ad evolversi verso il futuro attraverso l’aggiunta e la contaminazione di linguaggi, valori e ideologie apparentemente opposte e differenti.
L’essere umano sta radicalmente evolvendo, implementando le sue naturali capacità con le nuove opportunità date dalle tecnologie. Ha preso piede il Phygital, ora che le modalità virtuale e fisico si sono alternate e accostate nella nostra vita quotidiana. L’AI (Artificial Intelligence) combina il concetto di intelligenza prettamente umano con l’attributo artificiale, ossia ottenuto con artefici tecnici; VR (Virtual Reality) dove il concetto di virtuale, astratto, in potenza, è contrapposto al reale. La stessa concezione di identità personale acquisisce nuova profondità, attraverso l’integrazione di valori culturali diversi, categorie di genere opposte, linguaggi più disparati.

In particolar modo, l’ibridazione tocca il settore artistico e architettonico, dando alla luce le tecniche più composite (PopArt street art, Bauhaus). Arte e artigianato, saperi tradizionali con tecniche industriali, materiali naturali e prodotti artificiali, esperienza reale e mondo virtuale, condizionamenti locali e dimensione internazionale coesistono per far nascere nuove culture dalla loro reciproca fertilizzazione. In ugual modo ogni genere di esperienza diviene più innovativa, che sia localizzata in un museo, in uno spazio virtuale o in entrambi i luoghi.
In una società dove la frammentazione è funzionale alla gestione delle diversità, questa composizione di valori è strumentale al raggiungimento di nuovi obiettivi. Nella ibridazione si raggiungono nuove mete, perché si crea comunicazione.

H-Farm


Ibridazione dei settori merceologici

L’agricoltura è stata ormai contagiata dalla tecnologia, come l’artigianato, la produzione manuale, il Made in Italy. Il concetto di “unione di opposti” si applica perfettamente anche alla tendenza di utilizzare aree rurali per sperimentazioni sul digitale e sull’innovazione. Scienza e arte, cultura artigiana e digitalizzazione, prodotto naturale e artificiale riempiono oramai la nostra realtà apportando dialogo, relazione, confronto, quindi una nuova complessità.
Nel settore della mobilità, se pensiamo dai veicoli a due ruote a quelli più complessi, la tendenza è l’ibridazione. Vediamo auto a motore elettrico e meccanico, biciclette a pedalata assistita ormai per le strade di tutto il mondo. Di sicuro tale visione del futuro è più olistica, ma come viene accolta dai consumatori? C’è una vera predisposizione a questo cambiamento?
Di certo, le professioni del futuro saranno ibride. Non a caso, i lavori più ricercati sono quelli che uniscono competenze tecniche con capacità intellettuali. Nel digital, ad esempio, sono richieste abilità poliedriche, dall’IT alla comunicazione, l’empatia, le lingue. Ogni professionista dovrà compensare le proprie competenze con quelle ormai legate al mondo tecnologico. Come si è visto per artigiani, avvocati, architetti e tanti altri.

Così nacquero gli Hub

Hub è l’ormai riconosciuto termine per indicare uno spazio collaborativo, condiviso, fluido, di aggregazione. Uno spazio che raggruppa al suo interno diverse identità, senza separazioni o limiti, ma al contrario favorevole a contaminazioni che portano alla nascita di nuove realtà, prodotti e idee, forme di espressione.

Manifattura Tabacchi Firenze


Oltre ad essere spazi di coworking, ossia dove il lavoro di ogni singolo professionista è immerso in una rete dove non esiste netta separazione, ma fluidità, che dà origine a nuove collaborazioni, associazioni o startup. Lo Hub è tipicamente ibrido, perché mette insieme punti di vista molteplici, da artisti ad innovatori, da Freelancer a startupper e così via.

A tutto questo, si collega il discorso relativo all’economia circolare del riuso di quegli edifici abbandonati, svuotati o sottoutilizzati, a cui serve nuova vita ed energia, per cui la loro trasformazione crea impatti positivi a fini sociali e culturali.

The Student Hotel


L’ibridazione è dinamica, e porta a creare nuovi spazi di libertà ed extraterritorialità

Vediamo qualche caso esemplare, in Italia:
  • H-Farm Imprenditoria-Educazione-Innovazione) il campus innovativo e collaborativo, nato nelle campagne venete, divenuto ormai modello all’avanguardia di sostenibilità, imprenditorialità e formazione;
  • Base Milano - Manifattura Tabacchi (Cultura-Spazi ex Industriali) gli incubatori di laboratori per makers e co-working nati da edifici post industriali abbandonati, che ospitano a ruota artisti ed eventi culturali, mostre e concerti;
  • The Student Hotel (Ospitalità-Design-Tecnologia) il brand anglo-olandese che ospita oltre a residenze studentesche, spazi per coworking, eventi e festival di stile.

Insomma, il concetto di ibrido trova perfettamente spazio nel nuovo mondo delle smartcities le città del futuro, che saranno organizzate in reti sociali, caratterizzate dalla partecipazione attiva e dal confronto tra gli individui, tramutandosi in ecosistemi il più possibile interconnessi e flessibili.

E in che modo questo meccanismo influenzerà ogni altro ambito della nostra vita? A quali nuovi cambiamenti porterà nel turismo, la società, il lavoro?

A voi le risposte, e qualche approfondimento: https://bit.ly/3eGlzlN
Sara

Prototipo di uffici nella natura a Marchisoro HUB

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