Tratto da “Confessioni di un Pubblicitario” di David Ogilvy
Ci sono alcune cose che dobbiamo imparare a fare se vogliamo lavorare nell'ambito della comunicazione. La prima è conoscere il nostro interlocutore, comprendere per chi stiamo scrivendo, comunicando: perché si, una campagna è creativa se vende al nostro interlocutore, se è interessante e pertinente e chi la dovrebbe leggere ci dedica un un po' della sua attenzione, che è molto minore dell'attenzione di un pesciolino rosso, ricordatelo.
Altra cosa, per tutti i digital cosi, social media cosi, social marketers: il digital marketing non esiste e mai esisterà. Esiste il marketing che si avvale anche di strumenti digitali. Parlare di digital marketing, pensare che il marketing l'abbia inventato Facebook è una follia. Questo non significa che lo strumento digitale non possa essere sviluppato in maniera eccellente e che non possa avere un ruolo, anche determinante, nella comunicazione aziendale.
Tuttavia è necessario che qualsiasi strumento debba essere inserito in una strategia e che diventa buono o non buono in funzione dei risultati che raggiunge rispetto al destinatario della comunicazione.
Esiste solo del buon marketing e della buona comunicazione, e farla è molto difficile.
E poi, poi dobbiamo vendere: l'unico scopo della comunicazione è vendere. Vendere conoscenza, attenzione e cultura del prodotto, vendere prodotti, vendere servizi. Non siamo mero intrattenimento. Le nostre agenzie si occupano di strategia e comunicazione, significa che devono impacchettare un messaggio affinché qualcuno possa leggerlo, comprenderlo, metabolizzarlo. Ci sono campagne pubblicitarie bellissime che devono essere spiegate in 100 parole. Nessuna campagna pubblicitaria che si rispetti debba essere spiegata. Nessun brand/logo realizzato deve essere raccontato: perché per definizione un buon brand si racconta solo per il semplice fatto di esistere ed essere una presa di posizione sul mercato. Anche questo, lo diceva Ogilvy: un brand è una presa di posizione sul mercato. Bello, no? (Ne parliamo qui).
Ma ve la ricordata la campagna advertising di Ogilvy per Rolls-Royce? Era il 1959, quando Rolls-Royce affida a David Ogilvy il compito di creare una campagna pubblicitaria per promuovere la sua nuova vettura: “A 60 miglia all'ora, il rumore più forte nella nuova Rolls-Royce è quello dell'orologio”.
Questa è comunicazione. Il resto è solo una vetrina per l'ego smisurato degli art-director e le aziende per giustificare budget di migliaia di euro raccontano in una conferenza stampa il grande lavoro fatto. La domanda è: perché, a che scopo, cosa vende?
Vi lascio con alcune recenti parole di Piyush Pandey, Chairman of Global Creative - Ogilvy, affinché la comunicazione non sia il mezzo, ma bensì il messaggio. Buon lavoro ;)
Ogilvy per the Center for Psychological Research in China